Associazione Musicale Etnea – 50 stagioni
Palazzo Scammacca del Murgo – Catania
dal 3 ottobre al 26 ottobre 2025 | apertura dal giovedì alla domenica ore 17-20
Un anniversario che guarda avanti. «Volevo essere una città di suoni» non è una retrospettiva, è un invito a immaginare il futuro: una città che continua a risuonare, capace di intrecciare l’intimità di un’isola con l’immensità del mondo.
Il percorso si sviluppa come un viaggio esperienziale fatto di immagini, suoni e memorie. Ogni sala è un frammento di racconto: da Catania al mondo, passando per la Sicilia e infine tornando all’AME, cuore pulsante di cinquanta stagioni di storia musicale.
La mostra presenta quattro progetti tra immagine e musica con i lavori dei fotografi Monika Bulaj, Aldo Palazzolo, Marco Schillaci e Daniele Vita e due sale che custodiscono la memoria viva dell’Associazione Musicale Etnea: locandine, programmi di sala, fotografie e documenti storici, illustrazioni, opere e scatti che hanno contribuito all’identità visiva dell’AME, strumenti, spartiti autografati, oggetti di scena.
Monika Bulaj
Le fotografie e lo storytelling di Monika Bulaj attraversano confini e culture, dall’Estremo Oriente all’Europa, per dare vita a Ai confini del sacro una nuova produzione multimediale che l’AME presenterà in prima assoluta alla prossima edizione del FIC Festival nel 2026. Il soundscape originale, ideato dal musicista e etnomusicologo Luca Recupero, sarà composto da registrazioni e interventi musicali dal vivo costruiti a partire dai reportage di un’artista in cammino che svolge da anni ricerche su luoghi sacri condivisi, minoranze religiose, pellegrini e popoli nomadi a rischio in Europa, Asia, Africa, Sud America. «Cerco il bello, anche nei luoghi più bui, la solidarietà, la coabitazione tra le fedi, laddove si mettono bombe. Cerco le crepe della teoria del cosiddetto “scontro di civiltà”, nella quale gli dei sembrano in guerra tra di loro, evocati da presidenti, terroristi e banditi. Mi piace pensare di fare un compito di geografia. Immagino un atlante delle minoranze a rischio nei loro luoghi sacri, che disorienti e confonda le mappe mentali basate su dogmi ed esclusioni. Sono geografie sommerse, clandestine, stratificazioni di memorie, copresenze, corrispondenze, che – in un mondo sempre più ristretto come un maglione infeltrito – spezzano la violenza dispiegata, per imporre, pattugliare e rafforzare le cartografie.» Monika Bulaj
Aldo Palazzolo
«Ut Photographia Poësis. Fotografia e Poesia nascono dalla medesima urgenza: fermare e descrivere l’istante. Salvo Basso ferma il tempo attraverso la parola, Aldo Palazzolo svelando la luce fra le mani. Entrambi sono alchimisti. Evocano il tempo e lo offrono come dono. Insieme fuggono dal mondo banale e ci conducono nel labirinto del Minotauro. Coniugano al passato per sentire il presente. Quando si incontrano, la fotografia chiede: “Cosa c’è oltre il bordo?”. Il poema risponde: “Ciò che non entra nello sguardo”.» Ana Alarcón
Con Liquid Light, Aldo Palazzolo esplora i confini della fotografia come linguaggio libero, dove la luce diventa materia fluida e imprevedibile. Attraverso processi analogici basati sulle “casualità controllate”, l’artista accoglie l’imprevisto come forza generativa, trasformando il caso in forma e poesia visiva che qui si incontra ancora una volta con i versi dell’amico poeta di Scordia dopo U tempu cc’è, un libro realizzato a quattro mani e pubblicato dai tipi de La città del sole nel 2005, e nella performance U pueta è na cannila, sciuscia cca realizzata dalla Pocket Poetry Orchestra con le musiche originali di Vincenzo Gangi a partire da un lavoro sulla poesia di Basso che Biagio Guerrera svolge dalla fine
degli anni ‘90. Dalla sua fondazione la PPO ha lavorato sul rapporto tra poesia musica collaborando con poeti come Moncef Ghachem (Tunisia), Jarosław Mikołajewski (Polonia), Ronny Someck (Israele), Rosa Alice Branco (Portogallo), Peter Waterhouse (Austria).
«Ma i fotografii su Fotografii Piccatu picchì parunu Veri» Salvo Basso
Marco Schillaci
Un’installazione multimediale ad anticipazione del live di debutto di RingLike, un progetto realizzato in collaborazione con Il Conservatorio di Catania, che nasce all’incrocio tra tre viaggi: quello del fotografo e regista Marco Schillaci ci racconta la sua terra d’origine, la Sicilia. Una Sicilia sempre in bilico tra bellezza e abbandono. È uno sguardo il suo rivolto ai paesaggi, agli ampi spazi naturali della Sicilia interna, alle pietre, agli alberi, al mare così come a quanto l’uomo ha costruito nei secoli: dai templi dell’antica Grecia, ai paesi, ai palazzi, alle case, per arrivare sino alla land-art contemporanea. Per questa occasione le immagini fotografiche sono animate con varie tecniche. Il secondo viaggio è quello del poeta Biagio Guerrera, con i suoi versi in siciliano. È il percorso interiore di un uomo che da oltre trent’anni attraversa la Sicilia e se ne fa attraversare per restituirla in una scrittura fatta di storie minori, di frammenti, di sogni, alla ricerca costante di una fusione quasi panica con il mondo umano e naturale e con tutte le creature che lo abitano o che
hanno lasciato anche solo un piccolo segno, l’eco di una voce, una traccia odorosa. Il terzo è quello del compositore Paolo Sorge, un viaggio musicale che nasce dalla possibilità di far derivare da una semplice combinazione di numeri le ciclicità ritmiche, melodiche, armoniche e quindi la struttura e la forma di una composizione. Sorge però lascia alcuni elementi della sua musica volutamente aperti, permettendo ai
musicisti alcuni spazi di improvvisazione e di interazione, per evitar e che un sistema così rigoroso finisca per soffocare la libertà e il senso del divertimento nel modellare la materia sonora, caratteristiche del buon jazz di ogni epoca.
Daniele Vita
Fotografie e installazioni audiovisive legate alla performance Catania TVB, una produzione originale tra musica, poesia e immagine realizzata a partire dal lavoro di ricerca compiuto dal fotografo Daniele Vita su Catania. Il compositore e producer Vittorio Auteri ha realizzato le musiche originali in collaborazione con il compositore e polistrumentista Puccio Castrogiovanni, i testi sono del poeta Biagio Guerrera, il montaggio video è di Stefano Buda. Catania TVB è un ritratto intimo e collettivo della città, tra memoria e contemporaneità. Il lavoro di Daniele Vita è uno dei più vivi e pulsanti visti a Catania negli ultimi anni. Emozionante per la capacità di entrare in un rapporto empatico e poetico con gli ambienti più marginali, con gli ultimi, con chi non ha voce. È un lavoro che si è stratificato nel tempo, fatto di ascolto, attenzione e di quella “osservazione partecipante” che gli viene certo dagli studi giovanili di antropologia ma soprattutto da una curiosità naturale e vivacissima. Nei tre capitoli in cui è diviso il lavoro emerge prepotente un mondo giovanile nel suo incontro/scontro con ambienti e contesti archetipici della città: la scogliera lavica, la Piazza della Fiera, la festa di S. Agata. Le foto di Vita riescono a raccontarci alcuni dei caratteri fondativi della città nella loro natura ciclica. I protagonisti delle sue foto sembrano parlarci anche attraverso immagini ferme, ed è proprio lasciando spazio a queste voci mute che nascono le musiche di Vittorio Auteri. L’intento non è mai stato infatti quello di comporre musica che descrivesse i soggetti delle foto, ma quello di far vivere in suono i mondi in cui tali soggetti vivono, sognano, lottano.
