Al Dipartimento di Economia di UniME presentata una ricerca sull’equity crowdfunding

L’equity crowdfunding è una forma di finanziamento alternativa al credito bancario, molto promettente ma poco conosciuta dai neo-imprenditori soprattutto giovani con idee innovative. Cresce l’interesse dei ricercatori verso questo strumento perché è in grado potenzialmente di favorire la creazione e la crescita di nuove imprese. Di recente, si segnala in particolare la tesi di Laurea, dal titolo “Piattaforme di equity crowdfunding e finanziamento delle PMI”, che la neo dott.ssa Alessia Pellico ha discusso al termine del suo percorso di Laurea Triennale in “Economia Aziendale”, presentata al Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Messina sotto la guida del relatore prof. Antonio Del Pozzo.

Il crowdfunding consente la raccolta di fondi dai finanziatori, in genere piccoli risparmiatori, a favore di imprese di piccole e medie dimensioni e di start up. Si tratta, dunque, di una raccolta fondi collettiva che, attraverso l’uso di piattaforme digitali, permette – delle volte – ai singoli finanziatori di intervenire nelle scelte strategiche delle aziende.

Nell’equity crowdfunding i soggetti che decidono di finanziare un progetto ricevono, in cambio del loro apporto monetario, titoli partecipativi (quote o azioni) del capitale di rischio della società da finanziare. La differenza principale con il tradizionale investimento in azioni o quote societarie consiste nel fatto che l’equity crowdfunding è proponibile ad un numero elevato di persone. Con tale tecnica le imprese remunerano il capitale ricevuto attraverso la compartecipazione degli utili aziendali. Coloro che finanziano il progetto diventano a tutti gli effetti soci della società finanziata e quindi puntano, oltre che agli utili di periodo, anche alla creazione di valore economico e dunque al capital-gain sugli apporti di capitale eseguiti.

La ricerca oggetto della tesi è stata svolta analizzando 1.384 aziende, protagoniste di una campagna di equity crowdfunding sui portali italiani dal 2014 fino al 30 giugno 2025, ed ha evidenziato che 784 imprese (che rappresentano il 57% del campione) sono Startup innovative; 279 (pari al 20%) sono PMI; seguite da 165 (12%) di PMI innovative e 156 (11%) rappresentano veicoli di investimento.

L’analisi è seguita con la ripartizione territoriale della provenienza degli investitori in crowdfunding ed offre uno spaccato interessante sulla provenienza degli investitori italiani, in quanto mostra una netta predominanza del Nord Italia, con la Lombardia che da sola raccoglie il 42% delle adesioni. L’analisi delle province italiane – come prevedibile – rivela che Milano è la principale protagonista degli investimenti in crowdfunding. Oltre un investimento su 10 (15%), infatti, viene registrato nel capoluogo lombardo.

La distribuzione regionale delle campagne di equity crowdfunding non si discosta da quella delle campagne di crowdfunding in generale. Il 40,80% delle aziende attuatrici di una campagna di equity crowdfunding dal 2014 al 30 giugno 2025 sono lombarde; seguite dalle imprese di Emilia-Romagna e Lazio. Nel periodo compreso tra il 1° luglio 2024 e il 30 giugno 2025, la Lombardia ha rivestito una posizione predominante, vantando ben 50 nuove imprese protagoniste di campagne di equity crowdfunding; a seguire l’Emilia-Romagna con 26 nuove realtà aziendali e il Lazio con 24 imprese. Nei dodici mesi in esame, nel Sud Italia sono state solo 3 le imprese attuatrici di una raccolta di equity crowdfunding, e precisamente 2 in Puglia e 1 in Molise; nessuna in Sicilia.

Dall’analisi è emerso che tra i soggetti che scelgono di investire, il 51% predilige investimenti a basso rischio, il 46% sceglie di diversificare i propri investimenti (includendo nel proprio portafoglio investimenti sia a basso che ad alto rischio); ed infine, il restante 3% del campione investe solo in prodotti ad alto rischio.

Dall’indagine è anche emerso che il crowdfunding è conosciuto solo dal 44% degli intervistati; ma viene utilizzato solo dal 6% di questi. Sul punto la Dott.ssa Pellico ha asserito che “Alcune persone coinvolte nell’indagine percepiscono il crowdfunding come uno strumento poco affidabile; altre lo credono redditizio; altre lo ritengono uno strumento di semplice utilizzo ed altre ancora un investimento ad alto rischio”.

Dall’analisi si desume, altresì, che il segmento di età che vanta il minor numero di investitori è quello degli under 26, complici la minore disponibilità di risorse finanziarie, la scarsa educazione finanziaria e la predilezione verso l’accantonamento di liquidità. Inoltre, è stato evidenziato la ripartizione in base all’età anagrafica e in base al sesso, degli investitori oggetto dello studio.

La dott.ssa Alessia Pellico sulle prospettive dell’equity crowdfunding in Europa, e in particolare in Italia, ha ricordato che “Il sistema è in fase di consolidamento ed in crescita, con il mercato italiano che si conferma particolarmente dinamico. Sebbene non sia possibile prevedere con certezza il suo andamento futuro, questo strumento ha tutti i presupposti per svilupparsi ulteriormente e offre prospettive di innovazioni incrementali nelle operazioni di raccolta!”, ed ha aggiunto che “I fattori che inducono a pensare di avere delle prospettive positive scaturiscono: dalle campagne di marketing che portano a dare una maggiore visibilità sia alle aziende di crowdfunding sia ai soggetti richiedenti finanziamenti; dal possibile guadagno derivante dagli investimenti, infatti – in caso di successo – possono contare su un ritorno economico elevato, grazie alla crescita del valore delle quote; da diversi benefici per le aziende, quali l’accesso a capitali alternativi, in quanto l’equity crowdfunding offre un canale di finanziamento diverso dai tradizionali ed è un canale ottimale per le startup e le piccole e medie imprese; da una normativa più favorevole, infatti le nuove regolamentazioni europee – recepite in Italia dal 2023 – hanno reso il mercato più sicuro e accessibile a un maggior numero di investitori e di soggetti richiedenti tale strumento; dalla creazione di una apposita community, in quanto i clienti possono trasformarsi in investitori e sostenitori, dando luogo ad una community fedele”.

E’ auspicabile che questo strumento venga portato a conoscenza dei giovani, cioè gli “investitori del futuro”, anche al fine di migliorare la diffusione territoriale degli investimenti italiani che in atto sono localizzati soprattutto nel Nord Italia.

L’auspicio è quello che tale forma di finanziamento innovativo si diffonda in modo capillare sull’intera Nazione, in quanto rappresenta un possibile volano dello sviluppo economico- sociale delle comunità locali.

La dott.ssa Alessia Pellico all’età di vent’anni ha conseguito la Laurea in Economia Aziendale con il massimo dei voti e la lode accademica, acquisendo valide competenze in materia economico-aziendale, spendibili anche per la crescita del territorio, acquisite nel corso degli studi effettuati nel predetto Corso di Laurea, coordinato dal prof. Carlo Vermiglio, del Dipartimento di Economia – diretto dal prof. Gustavo Barresi – che negli ultimi anni propone una valida offerta formativa resa in un’ottica di internazionalizzazione.

Related posts